“La Verità”, testimonianze di chi non accetta il ricatto nel Draghistan: «Solitudine, disperazione e isolamento»

«Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mortificati o ignorati dall’opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli “invisibili” che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali» . È quello che scrive oggi La Verità prima di riportare testimonianze agghiaccianti di uomini e donne che vivono nel Draghistan.

È il periodo peggiore della mia vita fra rabbia e paura

Ho 50 anni e, come tanti altri, da martedì devo subire la sospensione dal lavoro in quanto deciso a non cedere al ricatto del governo. Premetto che la mia è una famiglia monoreddito e che ho un mutuo a carico, lavoro come autista in un’azienda di trasporto pubblico in Abruzzo, felicemente sposato con un figlio. Quindi potrei sembrare pazzo a non adeguarmi alle nuove regole, ma non riesco ad accettare un sopruso del genere. Mi preparo ad attraversare il periodo più brutto della mia vita, sono arrabbiato e allo stesso tempo spaventato di come siano repentinamente cambiate le persone. Tutti siamo diventati giudici e carnefici del nostro prossimo e io sarei «colpevole» di aver fatto una scelta diversa da quella che il governo si aspettava, per cui la mia pena è quella della persecuzione e dell’annullamento sociale.
Vincenzo Furii

Mi è vietato vedere i parenti che vivono all’Elba

Il 29 gennaio ho compiuto 50 anni, sono originario dell’isola d’Elba ma da circa due anni e mezzo vivo in un paesino di 1.000 abitanti della Tuscia. Vorrei segnalare che io, in quanto non vaccinato, non posso fare ritorno nei luoghi dove ho vissuto per tutta la vita essendoci l’obbligo di green pass rafforzato per prendere il traghetto. Qualora dovesse succedere qualcosa ai miei genitori, fratelli, amici o a mia figlia non potrei raggiungere l’isola. Non c’è nessuna ragione scientifica che giustifichi questa regola, visto che sulla nave posso stare anche all’esterno, ma chi fa queste norme ingiuste ci tratta peggio dei cani (che infatti possono prendere la nave rimanendo fuori durante la traversata).
Basterebbe questo a segnalare il livello di barbarie che ormai ha raggiunto la nostra società. Ma non è tutto. A marzo dovrei riaprire l’attività che gestisco con la mia compagna e per lavorare non mi basterà più farmi il tampone ma sarò costretto a vaccinarmi. Tuttavia non lo farò per principio, per protestare contro uno Stato che fa una rappresaglia nei confronti di chi non si allinea con la scusa di tutelare la salute pubblica.
Marco Morgantini

I ragazzi rifiutano di essere ricattati per poter fare sport

Lisa e Giulio sono i miei figli, rispettivamente di 16 e 15 anni. Praticano sport da quando ne avevano 3, perché noi genitori crediamo che l’ambiente sportivo sia una scuola di vita e aiuti a crescere con sani obiettivi e principi. Non li abbiamo vaccinati perché sono sani e hanno un sistema immunitario sicuramente capace di difenderli in maniera adeguata da questo virus. Lei fa basket ed è capitano della squadra under 17 di un’importante società e da quest’anno sta facendo esperienza in serie B per crescere tecnicamente e atleticamente, lui fa nuoto sincronizzato, uno dei pochi maschi in Italia.
Dal 10 gennaio sono fermi, a casa, a chiedersi perché, essendo sani, debbano rinunciare a ciò che li fa star bene. In questi due anni è cresciuta in loro una coscienza riguardo a questa vicenda, riguardo al fatto che non è giusto essere ricattato in questo modo solo per poter fare sport, che sarebbe un loro diritto (e non parliamo di tutto il resto). Il green pass non ha nessun valore sanitario, ormai lo sanno anche i sassi, ma nonostante questo il governo ce lo impone con prepotenza e questo non è certo degno di un Paese civile e democratico, soprattutto se a farne le spese sono i ragazzi.
Alessandra Dabalà

La cosa peggiore è l’indifferenza che ci circonda

La mia storia non è diversa da quelle di tante altre persone che nel giro di poco tempo si sono viste dileggiare negli show televisivi con l’etichetta di no vax. Questa parola racchiude una serie di emozioni che vanno dal disprezzo all’indifferenza verso chi ha deciso di non sottoporsi a un trattamento sanitario sperimentale. E in tutto questo, quello che veramente ha delimitato il confine della follia collettiva è stata l’indifferenza della gente. L’indifferenza dei colleghi, dei superiori, dei parenti e ancora di più il loro silenzio. All’improvviso sei cancellata dalla vita sociale, dalla quotidianità, sei l’untore da tenere lontano, da cui distanziarsi come essere umano. Spesso mi sono chiesta come, nel passato, le persone non si fossero ribellate se un loro concittadino veniva deportato perché dissidente.
L’indifferenza è conseguenza dell’egoismo e in questa brutta storia moderna molti hanno girato la testa dall’altra parte, le istituzioni, i sindacati, con la presunzione di essere nel giusto anzi ignorando o facendo finta di ignorare la verità. È facile etichettare le persone e vestirle con i panni del capro espiatorio, distruggendone l’esistenza, tanto non è un problema loro. Ho aspettato inutilmente una telefonata, un messaggio di conforto da chi poco tempo prima condivideva con me il luogo di lavoro, niente di niente. Un silenzio assordante, amplificato ancora di più nei giorni, a ridosso di Natale, dove un semplice dl ha decretato la mia epurazione sociale e così per molti altri. Spegnimento della vita sociale anche per mano di persone che non hanno avuto alcuna remora ad applicare una legge palesemente ingiusta. Non so quando finirà tutto questo, ma di una cosa sono certa, che questo abbrutimento umano ha inferto ferite profonde alla dignità di molti cittadini, li ha minati nel profondo, apostrofandoli con disprezzo come no vax.
Angela Scoppa

Ex amici soddisfai dei soprusi che dobbiamo subire

Come molti ormai sono un fuorilegge, la cosa grottesca è esserlo con la fedina penale intonsa, senza aver mai commesso alcun reato. La sensazione è alquanto strana, indefinibile, quasi come se mi fossi svegliato da una sbornia, per certi versi irreale. Purtroppo è tutto vero, una sensazione di così forte stordimento ricordo di averla provata solo nel luglio del 1992 quando da Catania partii per andare a Palermo nella giornata in cui si celebrò il funerale del povero Paolo Borsellino, con la differenza però che quel giorno guardando la gente per strada, nei loro occhi, nelle loro espressioni, rivedevo il mio stesso sentimento, il mio stesso sgomento, la mia stessa incredulità. Oggi non vedo nulla di tutto ciò, vedo ahimè facce tronfie, facce molto felici, vedo i miei colleghi, conoscenti, parenti ed ex amici quasi sadicamente giubilanti del fatto che da oggi debba essere costretto a inocularmi. Mi fanno pena e rabbia al contempo, riesco a percepire quanto il loro animo sia miserrimo, ognuno con la ragione della propria scelta, chi convinto, chi per opportunità personale, chi costretto.
Un tempo non avrei eccepito nulla, avrei profondamente rispettato il senso della loro scelta personale convinto che il rispetto fosse reciproco; oggi no, la reciprocità di questo sentimento è venuta meno, quando con il loro agire hanno permesso che io e la mia famiglia fossimo alienati socialmente, allontani dai negozi e, dulcis in fundo, esclusi dal mondo del lavoro. Onestamente non credo che questo Paese sia in grado di salvarsi da solo dopo due anni di balle e, dopo aver visto come le pedine politiche siano state disposte sullo scacchiere, ritengo che siamo arrivati alla fine del gioco. Che fare? Noi abbiamo gettato la spugna troppo stanchi, avviliti, demoralizzati; naturalmente nessuno di noi procederà ad assumere questa terapia, abbiamo trovato la nostra scappatoia altrove, abbiamo compreso che, per quanto questa cosa sia più grande di noi e sia globale, ci sono ancora piccoli spazi all’estero dover poter fare almeno un tentativo per avere una vita normale, una vita fatta magari di piccole cose, ma che torni a riservarci qualche gioia, fosse anche solo una passeggiata al mare o un figlio libero di praticare lo sport amato.
Roberto Chinnici

La copisteria mi nega l’accesso dopo 30 anni

Desidero raccontare quanto mi è accaduto il giorno dopo l’entrata in vigore della infame tessera verde. Fino al giorno prima sono entrato in una copisteria di Roma per alcuni lavori. La titolare mi conosce molto bene da oltre 30 anni. Ebbene, il 1° febbraio sono tornato per richiedere altri lavori ma non mi hanno fatto più entrare perché non in possesso del green pass.
Antonio Camelo

Niente giornata in slittino per il mio bambino

Abitiamo nella provincia di Bolzano e circa due settimane fa abbiamo deciso di usare lo slittino visto che, sprovvisti di green pass, non possiamo fare nient’altro. Siamo andati su un passo dove è presente un solo impianto di risalita e dove si trova anche un piccolo campetto provvisto di tapis roulant dove è possibile fare delle piccole discese con lo slittino o con il bob. Non si poteva salire a piedi e bisognava per forza comprare una ticket valido tre ore per utilizzare il tapis roulant. Il problema è stato che chiedevano il green pass. Uno che ha figli può capire il mio stato d’animo nel vedere mio figlio seduto sullo slittino che mi guarda tutto felice pronto per una discesa. Grazie a mia moglie sono riuscito a farmene una ragione, purtroppo ho dovuto mentire a mio figlio sul fatto che dovevamo tornare indietro. E dire che non si trattava di un impianto di risalita dove non è possibile mantenere le distanze. Ora io mi chiedo, che senso ha chiedere il green pass all’aperto dove i distanziamenti sono garantiti? Ho provato una discriminazione immensa vedendo gli altri che potevano divertirsi solo perché in possesso del lascia passare.
Dejaco Pire

È impossibile offrire un caffè al bar alla fidanzata

Sono un giovane napoletano. Lavoro come guardia giurata e sono molto appassionato di viaggi e di fotografia. Inoltre, sono innamorato della natura, la cui cura ho molto a cuore. Grazie ai provvedimenti emanati da questo governo non posso più viaggiare. Il mio ultimo viaggio risale all’ottobre 2019, visitai la Scozia. Dopo, il nulla. A oggi non posso concedermi nemmeno un fine settimana in Italia perché per il mio Paese sono un pericolo pubblico. Non posso mangiare una pizza al ristorante con la mia ragazza o portarla a bere un calice di vino. Non posso nemmeno offrirle un caffè al bar. Solo perché non sono vaccinato. Solo perché non mi sono piegato a un vile ricatto (poco) velato. A 32 anni non posso permettermi il lusso di vivere la mia bella vita.
Marco Noviello

Per fare il padre arrivo a Olbia passando da Madrid

Sono uno libero professionista nel ramo finanziario che ha liberamente scelto di non sottoporsi ad alcuna dose di siero. Sono il papà separato di un bambino di 8 anni. Lui vive a Olbia con la mamma, con la quale ho un ottimo rapporto, ma io vivo e lavoro sulla terraferma. Negli ultimi sette anni mi sono recato a Olbia per andare a trovare il mio cucciolo. Non ho saltato nemmeno un appuntamento. Il giudice ha disposto che io andassi da mio figlio a weekend alterni e che stessi con lui dal sabato al martedì compresi. Ovvero, su base bisettimanale io vivo e lavoro dieci giorni sul continente e quattro in Sardegna.
Dal 10 gennaio non posso più raggiungere mio figlio perché mi viene precluso l’utilizzo dei mezzi di trasporto di linea e la Sardegna, mio malgrado, è un’isola. Per rientrare l’ultima volta ho viaggiato da Santa Teresa di Gallura fino a Bonifacio, poi ho attraversato la Corsica da Sud a Nord fino a Ile Rousse, dove mi sono imbarcato nuovamente alla volta di Nizza per poi raggiungere finalmente Genova. Dal 15 febbraio anche la Francia ha aumentato le restrizioni. Quindi il corridoio è diventato impraticabile. Di conseguenza andrò via Spagna, con un Milano-Madrid e un Madrid-Alghero e poi un taxi da Alghero a Olbia affrontando un enorme sacrificio di tempo e di denaro. Al momento almeno questa triangolazione area Shengen funziona.
Andrea Centinaro

Gli adolescenti devono rinunciare pure al pallone

Sono una mamma qualsiasi di due ragazzi di 17 e 14 anni. Dall’asilo hanno fatto parte di squadre di calcio nella società sportiva locale della provincia di Trento. Appassionati, impegnati e rispettosi delle regole civili, morali e sportive che abbiamo insegnato loro insieme con allenatori e dirigenti. Regole che illogicamente oggi non bastano più. Dal 10 gennaio niente più allenamenti, partite o ritrovi, niente più sfogo, niente più socialità, niente più sana competizione, niente più pallone. Niente più sport, colonna portante dello sviluppo psicofisico di ogni adolescente. Lo Stato che dice di voler proteggere la salute di tutti priva i miei figli della possibilità di essere sani, nel corpo e nello spirito, in conseguenza di una legittima scelta. È un abominio.
Carla Largher

Hanno distrutto le basi della società civile

Mi definisco un «disoccupato politico» poiché dal 16 dicembre 2021 sono stato sospeso dal mio ruolo di insegnante di inglese e francese in una scuola di Roma nonostante dal 1° settembre abbia speso più di 500 euro in tamponi per poter entrare a scuola, dimostrando di non essere un pericolo per nessuno, e per svolgere la mia missione di insegnante. Tutto questo a un certo punto non è stato più possibile. Ennesimo passo indietro del governo. Forse perché stava funzionando fin troppo bene? Pochissimi casi di positività in quel periodo nella mia scuola e tutti risolti con un raffreddore o poco più. In nome di quale grave emergenza sanitaria si è presa quella assurda decisione? E lo stesso vale per tutte le categorie di lavoratori che come me si ritrovano a casa e senza stipendio.
Inoltre, avendo la mia compagna a Milano, fino al 10 gennaio prendevo il treno per andarla a trovare, per poi tornare a Roma e lavorare. Anche lì stessa situazione. Con tampone e mascherina, per due anni è andato tutto bene. In nome di quale altra emergenza sanitaria per salire su un treno e congiungersi con la propria famiglia bisogna porgere il braccio? Tampone negativo e mascherina erano forse troppo sicuri? Poco male, prendo la macchina e attraverso l’Italia. Spendo molto di più tra carburante e casello, ma non posso rinunciare alla famiglia. Hanno toccato i diritti fondamentali e le basi della società civile: famiglia e lavoro.
Gianluca Ruggeri

La Costituzione viene calpestata senza remore

Dal 15 febbraio non posso più accedere al mio posto di lavoro pubblico. Perfettamente abile al lavoro, in salute e con esperienza trentennale nel campo delle scienze naturali, da oggi non mi è permesso di svolgere la mia attività lavorativa. Ma è un Paese normale questo? Non mi sembra. Per accedere al posto di lavoro è necessario vaccinarsi con un farmaco in fase di sperimentazione per giunta sotto ricatto e firmando anche il consenso informato. Sono folli. Non mi sembra normale costringere le persone toccando il diritto al lavoro: ma dove sono i sindacati? Mi sembra invece normale rifiutare la somministrazione di un farmaco sotto ricatto per uno come me che, pur non rifiutando altri vaccini, è sospettoso verso sieri mRna che causano effetti avversi e morti. Qui si calpesta impunemente la Costituzione.
Paolo Verucci

La Verità

5 pensieri riguardo ““La Verità”, testimonianze di chi non accetta il ricatto nel Draghistan: «Solitudine, disperazione e isolamento»

  • 22 Febbraio 2022 in 10:44
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    Siamo allo sbando quasi totale nel settore sanitario e non solo.
    Quello che mi terrorizza non sono tanto le assurde limitazioni di una nutrita schiera di
    scienziati impreparati per affrontare una pandemia e per gestirla con una unica voce scaturita da un lavoro di equipe.
    È chiaro che molti italiani- intelligenti- assaliti da un’orda di scienziati, medici di ogni specialità, statistici non autorizzati si sono scatenati a dire la loro verità pescati come trote affamate dai vari programmi televisive.
    Risultato: caos,caos e caos.
    Ditemi se con queste basi molti italiani non
    non abbiano avuto ragione ad avere dubbi,paure
    nel farsi vaccinare.
    Ma cosa è riuscito a fare chi ci sta governando? Limitazioni su limitazioni sparando decreti su decreti che hanno colpito la libertà la dignità, l’intelligenza di moltissimi di noi.
    Cosa augurarmi e augurare a tutti gli italiani :
    Una semplice constatazione guardando il passato ogni pandemia ha avuto un tempo di circirca 3 anni auguriamoci di venirne fuori anche questa volta alla fine di questa estate.

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    • 22 Febbraio 2022 in 12:58
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      In una cosa erri, in tutta la letteratura le pandemie sono sciamate in massimo due anni.

      Questi porci sono riusciti ad andare oltre il tempo massimo.

      Ricordiamoci che nel passato non esistevano i vaccini

      Rispondi
  • 21 Febbraio 2022 in 23:36
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    Sono un ‘ invisibile anch’ io

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    • 22 Febbraio 2022 in 8:42
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      Qui da noi nelle Marche non ci sono tutti questi controlli andiamo al bar tranquillamente e ci spostiamo senza che nessuno ci dica qualcosa. Non siamo vaccinati bene in posta in banca non si può andare un reddito non c’è e di conseguenza non si pagano le tasse

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  • 21 Febbraio 2022 in 20:30
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    Io sono pensionata, quindi per il momento non vivo il dramma della sospensione dal lavoro! Non ho più la patente per motivi di salute!
    Ogni due settimane sostituisco per un weekend la badante di mia mamma (100anni). Non avendo il green pass non posso più spostarmi e naturalmente metto a disagio mia sorella e mio fratello (anziani anche loro) i quali mi devono sostituire e che chiedono: perché non fai il vaccino?

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