Borgonovo: «L’uomo di Speranza e il Cts non sanno a che serve il pass»
Finalmente siamo riusciti a porre una domanda in tv al consigliere del ministro, Walter Ricciardi: «Perché Paesi che non hanno il lasciapassare, come Gran Bretagna e Spagna, hanno in percentuale meno morti di noi?». La risposta è una supercazzola. Secondo Fabio Ciciliano, invece, la card è uno scudo per… i non vaccinati.
Ieri, per una sorprendente coincidenza, chi scrive [Francesco Borgonovo, ndr] si è trovato a partecipare a una trasmissione televisiva – L’aria che tira di Myrta Merlino, su La 7 – assieme al professor Walter Ricciardi, consulente del ministro Roberto Speranza. Ricciardi aveva appena concesso una lunga intervista per presentare il suo nuovo libro, Pandemonio (Laterza), ed è stato così gentile da spendere qualche minuto del suo prezioso tempo per dialogare con altri ospiti tra cui, oltre al sottoscritto, Gennaro Migliore di Italia Viva e Alessandro Cecchi Paone. Si è trattato di un caso più unico che raro. Solitamente, infatti, Ricciardi non si presta ai dibattiti accesi, ma preferisce conversazioni più posate e protette. In quest’occasione, tuttavia, è stato possibile interrogarlo su almeno una questione di notevole rilevanza: l’utilità del green pass. Quando mi sono collegato, Ricciardi aveva appena finito di spiegare che per garantirci un futuro di libertà dovremo necessariamente appoggiarci su due pilastri: il vaccino (oltre la terza dose, par di capire) e, appunto, la tessera verde, che ci consentirà di «fare tutto in sicurezza». Così mi è venuto spontaneo chiedergli quali siano le ragioni di tanta ostinazione. Nazioni come l’Inghilterra e la Spagna, come noto, non hanno adottato misure restrittive come le nostre, e di certo non impediscono a centinaia di migliaia di persone di lavorare perché prive di lasciapassare. Eppure, entrambe hanno meno morti di noi per milione di abitanti.
Ricciardi ha immediatamente replicato soffermandosi sulla situazione inglese: «L’Inghilterra calcola i morti in un modo completamente diverso dal nostro, se li calcolasse nello stesso modo ne avrebbe il doppio», ha detto. «Contabilizza circa 150.000 morti, ma sono 300.000». A quanto risulta, il consulente di Speranza è molto informato riguardo al metodo britannico di calcolo dei decessi. Viene allora da chiedersi per quale motivo non suggerisca al ministro di utilizzare lo stesso sistema, come per altro richiesto da numerosi suoi autorevoli colleghi. Non solo: se è vero che sovrastimiamo i morti, allora ci devono spiegare perché questa sovrastima è stata ripetutamente utilizzata nei mesi passati per sostenere nuove e più violente chiusure. Ho provato a mettere entrambi i temi sul piatto durante la diretta, ma non ho avuto risposta.
In compenso, Ricciardi ha proseguito nell’analisi del caso inglese. «L’Inghilterra poteva agire sulla base dei nostri insegnamenti, non l’ha fatto e ciò è equivalso a numeri di morti e casi enormemente superiori rispetto ai nostri», ha detto. «Gli scienziati inglesi hanno dovuto aggregarsi in una sorta di Cts indipendente per sottolineare tutti gli errori che il governo inglese ha fatto e continua a fare. Il servizio sanitario inglese, poi, è così oberato – io non ci volevo credere – che per avere un intervento di chirurgia dell’anca ci sono dieci anni di attesa».
Insomma, secondo Ricciardi nel Regno Unito stanno peggio che qui. «Noi siamo stati il primo Paese colpito dalla pandemia al di fuori della Cina», ha aggiunto il professore, «e abbiamo dovuto prendere decisioni inaudite, cioè chiudere il Paese per mesi e così, sostanzialmente, abbiamo salvato 38.000 persone. Ce lo dice l’Imperial college inglese. Sono proprio gli studi inglesi che hanno evidenziato che, non avendo attuato il green pass, nel Regno Unito hanno perso migliaia di vite: tra i 12.000 e i 16.000 morti evitabili per il fatto che non hanno attuato il green pass. Ci sono stato a Londra in quel periodo: erano matti, hanno tolto ogni cautela. C’è stato pure un caso eclatante di una persona morta per infarto perché gli ospedali non avevano posto».
Insomma, alla mia domanda sull’utilità del green pass Ricciardi ha risposto ribaltando la questione. Ha dichiarato, cioè, che se non lo avessimo avuto ci troveremmo in una situazione peggiore. Come faccia a dirlo, su quali basi, non è chiarissimo. A sentire lui sembra che in Inghilterra siano nell’anticamera dell’inferno, eppure i dati sono abbastanza eloquenti. Se prendiamo quelli – internazionalmente riconosciuti (e tendenzialmente in calo) – della Johns Hopkins university (Worldometer), notiamo che il Regno Unito ha avuto 2.331 morti per milione di abitanti, noi invece ne abbiamo avuti 2.508. Non è tutto: in terapia intensiva Oltremanica ci sono 416 pazienti contro i 1.173 che si contano qui da noi (su circa 8 milioni di abitanti in meno). Quanto alle ospedalizzazioni, in Uk sono 12.357 e qui 16.050. Forse loro hanno più vaccinati? No. Qui i vaccinati sul totale della popolazione sono l’84%, là il 77%. I boosterati da noi sono il 60% della popolazione totale, là invece il 55%.
Ricciardi dice che il green pass ci ha fatto star meglio dell’Inghilterra, forse non ha letto i dati (che, per inciso, tendono a migliorare). Prendiamo allora la Spagna, che ha una curva dei contagi con un andamento molto simile a quello registrato qui da noi. Dice Ricciardi che le due situazioni «non sono paragonabili. La Spagna il secondo anno ha fatto un errore magistrale. Per incentivare il turismo, ha aperto a turisti di tutto il mondo senza chiedere certificazioni di nessun tipo. Ha avuto in Navarra e Aragona, nelle zone più turistiche, una esplosione di casi. Tanto che i Paesi esportatori di turisti come la Francia e la Germania hanno detto ai loro cittadini: non andate lì. E il loro sistema è andato completamente in tilt». Capito? Le due situazioni non sono paragonabili, ma in Spagna (senza pass e restrizioni violente) stanno peggio.
Ricciardi, tuttavia, qualche parola buona sugli amici ispanici l’ha spesa. «Hanno imparato da queste lezioni e non hanno abbassato la guardia», ha detto ieri. «Il green pass non lo hanno avuto perché sono un Paese caratterizzato da 16 autonomie, e le diverse Corti lo hanno respinto. E hanno pagato un prezzo perché gli epidemiologi spagnoli hanno visto che se avessero integrato con il green pass le misure di protezione (che hanno attuato molto bene: imparando dalle lezioni precedenti non hanno più sbagliato), avrebbero avuto del virus impatto molto minore». Di nuovo, traduciamo. Secondo Ricciardi, la Spagna ha fatto molti errori. Non ha il green pass perché i tribunali lo hanno bocciato, ma se lo avesse avuto sarebbe più felice di quanto non lo sia oggi. Piccolo problema: anche senza carta verde, a Madrid e dintorni sono messi meglio di noi. Hanno 2.065 morti per milione di abitanti (contro i nostri 2.508) e hanno 416 ricoveri in terapia intensiva (contro i nostri 1.173).
Secondo Gennaro Migliore, ciò è dovuto al fatto che in Spagna ci sono più vaccinati che qui (e Ricciardi è d’accordo: «Assolutamente», commenta). Ma non è del tutto vero. In Spagna, infatti, la percentuale di popolazione con almeno una dose è l’88%, dunque superiore alla nostra: un bel risultato ottenuto – pensate – senza green pass. Da noi, però, i boosterati sono molti di più: 60% contro 49,98%. Se è vero quel che ci dicono da mesi, cioè che solo con la terza dose ci si protegge davvero dal virus, qualcosa non torna.
Se escludiamo i contorcimenti retorici e le mezze verità, Ricciardi non è stato in grado di fornire una risposta alla mia domanda sul green pass. Perché lo teniamo e inaspriamo le misure quando tutti gli altri fanno il contrario e in tanti stanno meglio di noi? Ricciardi mi ha replicato così: «Lei fa affermazioni destituite di ogni fondamento scientifico. Mi scriva le domande e io le rispondo per iscritto».
Caro professore, le faremo avere le domande come chiede. Vedremo se, per iscritto, riuscirà a fornire risposte migliori. O, almeno, risposte.
di Francesco Borgonovo – La Verità