Canada, Nuova Zelanda, Francia: la protesta contro l’apartheid vaccinale diventa “pandemica”

In Nuova Zelanda nemmeno il ciclone Dovi che ha generato interruzioni di corrente, frane ed evacuazioni, ha fermato le proteste anti vaccino per il Covid 19 davanti alla sede del Parlamento.

Centinaia di manifestanti, inspirati dai Freedom Convoy dei camionisti in Canada, accampati, hanno ballato nel fango con la musica di Barry Manilow e il ciclone non li ha costretti a disperdersi. Il primo ministro, Grant Robertson, ha detto alla Television New Zealand che c’era un «elemento triste» nelle proteste. «Ogni neozelandese ha diritto a protestare pacificamente, il problema è che sono andati ben oltre», spiega.

Come quelle dei camionisti di Ottawa, le proteste in Nuova Zelanda hanno l’obiettivo di abbattere le restrizioni per il Covid 19 e la fine della campagna di vaccinazione, si legge su Rai News.

Tre giorni fa, proprio davanti al Parlamento ci sono stati alcuni scontri tra manifestanti e polizia durante lo sgombero di un presidio, con oltre 50 arresti. La polizia ha deciso di intervenire dopo che i manifestanti – che si trovavano lì da oltre 72 ore – non ne volevano sapere di lasciare l’area in modo pacifico. Alcuni agenti sono stati presi a pugni e calci tra gli slogan «questa non è democrazia», «vergognatevi» e «non obbedite agli ordini».

La protesta è iniziata sull’onda delle manifestazioni in atto in Canada, con centinaia di camion e camper che bloccavano le strade nel centro di Wellington. Molti dei conducenti dei veicoli hanno abbandonato la proteste dopo 24 ore, ma un gran numero di attivisti è rimasto sul prato davanti al parlamento, affermando di voler rimanere “per tutto il tempo necessario”.

Il consiglio comunale di Wellington, che nelle prime fasi della protesta aveva evitato di intervenire, ha annunciato che comincerà ad emettere multe contro i veicoli che bloccano le strade cittadine.

Proteste anche in Europa

Non solo in Nuova Zelanda e in Canada. Anche in Europa, precisamente in Francia, alcuni manifestanti – sempre per protestare contro le restrizioni adottate per combattere la pandemia – stanno cercando di entrare a Parigi, a bordo di camion e altri veicoli con la stessa finalità: paralizzare la circolazione. Il primo ministro Jan Castex – che ha dispiegato migliaia di agenti a difesa della Capitale – ha avvertito: «Saremo molto fermi».

Secondi i messaggi delle chat in cui si coordina la protesta, l’idea è di diventare «un ammasso di veicoli impossibile da contenere da parte della polizia, a meno che gli agenti non blocchino gli assi principali della capitale». «Di fronte a diverse migliaia di veicoli fermi, poche decine di carri attrezzi non potrebbero fare molto», recita uno dei messaggi, scrive l’agenzia Agi.

Quasi 7.200 poliziotti e gendarmi «saranno schierati per far rispettare i divieti sui convogli di veicoli», ha fatto sapere la prefettura. Nella capitale sono schierati anche veicoli blindati della gendarmeria, per la prima volta dalle manifestazioni dei “gilet gialli” di fine 2018.

Il movimento di protesta – che ha una natura eterogenea comprendente i detrattori del presidente Emmanuel Macron e i ‘gilet gialli’ – si è formato sul modello della mobilitazione che paralizza la capitale canadese Ottawa. Centinaia di auto, camper e furgoni partiti da Lille, Strasburgo, Vimy (Pas-de-Calais) o Chateaubourg (Ille-et-Vilaine) si sono fermati, ieri sera, alle porte di Parigi; secondo fonti di polizia ancora nessun mezzo è entrato nella capitale.

La protesta guidata dai camionisti contro le misure sanitarie anti-Covid in Canada ha ispirato movimenti simili anche in Europa. La protesta sta diventando “pandemica”.

Immagine Quentin Vernault / Hans Lucas / Hans Lucas via AFP – Convoglio della libertà

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