Green pass, l’appello delle associazioni sportive: «È ora di dire basta alle discriminazioni»

Green pass obbligatorio per i ragazzi sopra i 12 anni: una questione irrisolta che porta a non pochi problemi anche tra i più piccoli. «Diciamo basta alle discriminazioni. Decreto diseducativo e pericoloso. Noi siamo educatori e non sono questi gli insegnamenti che vogliamo trasmettere. Non vogliamo nessun bambino fuori dall’impianto sportivo». Ecco l’appello portato all’attenzione del commissario della LND Giancarlo Abete, firmato da oltre 50 società dilettantistiche del Veneto e sposato in pieno dal presidente del CRV Giuseppe Ruzza.

L’appello del Comitato Regionale Veneto FGIC e LND

«Questa volta BASTA lo gridiamo NOI. BASTA verso le regole che discriminano i ragazzi! BASTA, con questi protocolli incomprensibili che spaventano, disorientano e isolano tanti nostri ragazzi nel praticare sport! È un nostro dovere etico e morale, come società sportive, tutelare i minori, anche di fronte a leggi o decisioni inique imposte dall’alto: dallo Stato e/o dalle Federazioni Sportive. Abbiamo sulle spalle un duro compito. Non solo quello di insegnare uno sport (il calcio nel nostro caso) ma essere, prima di tutto, educatori. E un educatore, come un buon insegnante, si batte per l’integrazione non per la discriminazione. Lo Sport deve sempre unire e mai dividere. Stavolta ci viene chiesto di rispettare un decreto che rispecchia una reale divisione sociale nei confronti di bambini dai 12 anni in su. E non parliamo di ambienti chiusi o stretti come potrebbero essere gli spogliatoi, ma di un campo da calcio all’aperto! Un decreto che, invece di aiutarci, ci “impone” di dividere in modo diseducativo e pericoloso. Si mette in gioco la crescita di tutti; dai ragazzi a noi adulti. Come società sportive ci siamo poste, dalla nostra nascita, il compito di educare alla coesione, di unire e non dividere, di integrare e non creare differenze. Si! Parliamo di noi, noi che negli ultimi anni, siamo stati chiamati a farci carico di responsabilità delegate da altri enti, senza “se” e senza “ma”, senza poter replicare, senza far sentire la nostra voce».

«È giunto il momento di dire BASTA! Forse il nostro appello cadrà nel vuoto ma non potevamo stare zitti e buoni guardando quanto accade intorno a noi e quanto, soprattutto, ci viene richiesto di attuare contravvenendo ai nostri stessi principi morali. A chi lo chiedono? A noi. Noi che oltre allo sport, fatto di volontariato, offriamo sociale, inclusione, benessere fisico e psicologico. A noi che siamo sempre stati, nel nostro settore, in prima linea a batterci per regalare un sorriso a dei ragazzi con tutte le precauzioni sanitarie possibili e protocolli ministeriali. Ed è proprio per questi sacrifici che non vogliamo fare distinzioni dicendo a dei ragazzi che probabilmente non capirebbero le motivazioni dovute alla pandemia ma ne coglierebbero solo il “lato” di una discriminazione senza motivo: “Tu puoi entrare e tu no“. Risultato? Uno sport (non solo il calcio) a noi così non piace. Le statistiche ufficiali parlano di danni psicologici della pandemia e denunciano un aumento esponenziale di bambini e adolescenti demotivati, disorientati e depressi. Non stiamo parlando di “volti” anonimi, non conosciuti. Stiamo parlando di quelli che sono i nostri figli o figli di nostri amici. Troppo facile girarsi da un’altra parte perché il ragazzo non veste “i nostri colori” e appartiene a un’altra squadra. Troppo facile far finta di niente quando il problema investe tutti noi. Scusateci, ma noi diciamo “NO”! Vogliamo continuare a essere prima di tutto educatori e formatori».

«Certo, non siamo perfetti. Continueremo ad arrabbiarci per un gol sbagliato, per un rigore non dato, per un’azione regalata. In 90′ ci confronteremo da avversari. Discuteremo anche vivacemente ma non vogliamo nessun bambino fuori da un impianto sportivo. Forse è il caso che questa volta il governo faccia un passo indietro. Non per noi, ma per i nostri ragazzi che perderebbero l’unica occasione per non sentirsi legati ma liberi di vivere il loro sogno di sentirsi acclamare un giorno da una folla in un posto (impianto sportivo) all’aperto, dove le distanze si possono mantenere; dove il loro sogno può ancora continuare. Questo è il nostro credo. Questo è il nostro pensiero. Gentili Signori del Governo e delle Istituzioni Sportive nella speranza vi arrivino le nostre parole, mettete, anzi, mettiamo FINE a questa diseguaglianza educativa sociale nei confronti di bambini e ragazzi. Ci scusiamo, ma non vogliamo fare parte di questa discriminazione».
Condiviso da più di 50 società del Comitato Regionale Veneto FIGC/LND.

Il Giornale d’ItaliaFoto Unsplash

Un pensiero su “Green pass, l’appello delle associazioni sportive: «È ora di dire basta alle discriminazioni»

  • 2 Febbraio 2022 in 12:44
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    Della nostra salute ai banchieri e loro burattini non frega nulla, come dimostrato dalle centinaia di ospedali chiusi in questi anni.A loro interessa il controllo digitale di tutti come avviene con il microchip nei cani.E vogliono questo controllo sin da bambini.Adesso vogliono vaccinare anche i bambini da 1 a 6 anni!!!!!!Pensate che grande opportunità per i pedofili che potranno fare un profiling totale di bambini anche di 2 anni!!!

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