Lucia Musti, reggente della Procura generale di Bologna: «L’Emilia Romagna è un distretto di mafia»
Quello dell’Emilia-Romagna è «buon titolo un distretto di mafia», con tanto di «maxi indagini» e «maxi processi». Lucia Musti, reggente della Procura generale di Bologna dopo il pensionamento del procuratore generale Ignazio De Francisci, non usa perifrasi per inquadrare le infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna, scrive Lapressa.
«Dobbiamo evidenziare in questa sede – dice all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Corte d’Appello – che all’iniziale infiltrazione delle mafie nella nostra regione delle associazioni mafiose è succeduto l’insediamento fino all’attuale radicamento». Per Musti «è evidente che non è più una questione di presenza di mafiosi, di diffusione della mentalità, ma piuttosto di condivisione del metodo mafioso anche da parte di taluni cittadini emiliano-romagnoli, imprenditori e cosiddetti colletti bianchi, ovverosia professionisti, i quali hanno deciso che ‘fare affari’ con la ‘ndrangheta è utile e comodo», riferisce Lapressa. A questa condivisione «è seguita la nascita di un metodo nuovo mafioso autoctono dell’Emilia-Romagna che risente fortemente del territorio altamente produttivo che annovera numerose eccellenze anche mondiali», una «preda ambita» dalle organizzazioni criminali.
Uno dei pochi magistrati che lavorano seriamente è Lucia Musti avendo anche il coraggio di dire come realmente stanno i fatti della giustizia. La giustizia è malata perchè fa comodo a molti che lo sia, la gente è sfiduciata e non collabora con la giustizia e perchè dovrebbe farlo se dopo è lasciata sola con il rischio di non tornare a casa? Nella mia città ne vedo tanti di reati che si prescrivono e denunce che non vengono per niente analizzate. Non è solo la Magistratura che si prende tutte le colpe, i Prefetti che fanno? In sintesi ci vuole una svolta in tutte le Istituzioni e se qualcosa si fa ancora è grazie al coraggio di persone come la dott.ssa Musti.