Cgil denuncia: «Multa di 1000 o 2000 euro in caso di dimissioni». Ma appoggia la discriminazione dei lavoratori per il Green pass

«Nuove sgradevoli vette nella compressione dei diritti dei lavoratori. Mentre negli Usa si introducono sempre più diffusamente i signing bonus, ovvero bonus di firma o bonus di accesso, una somma di denaro pagata a un nuovo dipendente da un’azienda come incentivo per entrare a far parte di una nuova realtà, in Italia accade l’opposto a volte: spuntano le penali in caso di dimissioni volontarie. Illegale? No, purtroppo», scrive Today.it.

D’altronde in un paese dove il governo si permette di decidere quali siano i beni primari e quali invece siano superflui per chi non ha donato per tre volte il braccio alla patria per il farmaco genico sperimentale anti Covid, non c’è da stupirsi.

«La denuncia della Cgil trova oggi spazio sui giornali trevigiani. Succederebbe in bar e locali del posto. Alcuni datori di lavoro, nel timore di perdere gli addetti poco dopo l’assunzione (che è quasi sempre a tempo), propongono contratti “capestro”, secondo la definizione del sindacato. Camerieri e baristi vengono, in pratica, assunti a tempo determinato e costretti a pagare una penale (arriverebbe fino a duemila euro) nel caso trovino un altro lavoro prima del termine del contratto. Una strategia per disincentivare la ricerca di un altro posto di lavoro. La multa, se così la si può definire, arriva in certi casi a superare la cifra guadagnata in più mesi di lavoro precario. Il fenomeno sarebbe abbastanza nuova, è sorto in epoca Covid, quando il reperimento di manodopera più o meno qualificata si è fatto più complesso che in passato», sottolinea Today.

Ma la Cgil non è lo stesso sindacato che appoggia il governo Draghi nella discriminazione sul posto di lavoro per chi è sano ma non sottoposto alla sperimentazione anti Covid?

 

Un pensiero su “Cgil denuncia: «Multa di 1000 o 2000 euro in caso di dimissioni». Ma appoggia la discriminazione dei lavoratori per il Green pass

  • 21 Gennaio 2022 in 13:28
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    I sindacati non hanno fatto nulla per contrastare l’abolizione dell’ art.18.Oggi i giovani a tempo determinato sono dei precari a cui nessuna banca concede un mutuo trattandosi di contratti temporanei.I giovani che non possono piu’ farsi una famiglia devono ringraziare quei politici burattini dei banchieri e i sindacati

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