UE, Stella Kyriakides: «Dobbiamo vaccinare il maggior numero di cittadini e il più rapidamente possibile»
Dobbiamo «vaccinare quanti più cittadini europei il più presto possibile» e in modo coordinato, per 1colmare il gap di immunizzazione» dal Covid nei paesi dell’Ue che sono rimasti indietro nei tassi di vaccinazione; questi paesi «rappresentano un rischio per l’Ue nel suo insieme», perché «danno respiro alle varianti più severe e più trasmissibili» del virus. Lo ha detto questa sera a Bruxelles la commissaria europea responsabile per la Salute, Stella Kyriakides, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri della Sanità dell’Ue, si legge su Askanews.
«Avevamo detto – ha ricordato Kyriakides – che l’inverno sarebbe stato un periodo impegnativo, e da due settimane stiamo seguendo da vicino i nuovi sviluppi relativi alla variante Omicron. Mentre aspettiamo che la scienza ci dia ulteriori informazioni, dobbiamo agire con urgenza ora e in modo coordinato. Abbiamo strumenti per rispondere rapidamente all’evolversi della situazione, a cominciare dai vaccini».
«Dobbiamo usare urgentemente i vaccini – ha sottolineato la commissaria – per colmare il divario di immunizzazione. Dobbiamo vaccinare il maggior numero di cittadini dell’Ue il più rapidamente possibile, dobbiamo proteggere più persone dalle conseguenze più gravi del virus e dalla diffusione di nuove varianti».
E mentre il tasso di vaccinazione nell’Ue ha raggiunto il 77% della popolazione adulta e il 66% della popolazione totale, «ci sono ancora – ha rilevato Kyriakides – sei Stati membri che hanno un tasso di vaccinazione complessivo inferiore al 55%». I paesi in questione, secondo la mappa del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), sono Bulgaria (tasso di vaccinazione a completa 25,9/), Romania (38,3%), Slovacchia (46,3%), Croazia (47,7%), Polonia (54,0%) e Slovenia (55,3%), rende noto Askanews.
In pratica sono alcune nazioni che appartennero all’ex Cortina di ferro, ossia l’area geografica che fu sotto l’influenza dell’ex Unione Sovietica. Sarà che questi popoli sanno tutt’ora riconoscere la differenza tra emergenze sanitarie e imposizioni politiche? Sarà che avranno ancora fervidi ricordi delle imposizioni di una dittatura?
Ai posteri l’ardua sentenza…