Intelligence Usa: il coronavirus non è un’arma biologica, ma dubbi su origine

Il report sembra essere il rapporto di agosto per il quale l’ODNI ha pubblicato una sintesi all’epoca. Una nota nella sua seconda pagina afferma che è una risposta alla direttiva di maggio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di esplorare le origini del SARS-CoV-2 e che il rapporto “si basa sulle informazioni fino ad agosto 2021”. Inoltre i due documenti nominano lo stesso numero di elementi della comunità di intelligence che raggiungono gli stessi risultati. Tuttavia, il rilascio del rapporto completo rivela di più su come gli analisti dell’intelligence statunitense siano arrivati alle loro conclusioni.

Il documento afferma che la comunità d’intelligence americana ha scoperto che il SARS-CoV-2 “probabilmente è emerso ed ha infettato gli esseri umani attraverso un’esposizione iniziale su piccola scala avvenuta non oltre novembre 2019 con il primo gruppo noto di casi Covid-19 rilevati a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019.”

“Riteniamo che il virus non sia stato sviluppato come arma biologica”, afferma il rapporto. “La maggior parte delle agenzie valuta anche con scarsa certezza che il SARS-CoV-2 probabilmente non è stato geneticamente modificato; tuttavia, due agenzie ritengono che non ci fossero prove sufficienti per effettuare una valutazione in entrambi i casi. Infine la comunità d’intelligence valuta che i funzionari cinesi non fossero a conoscenza del virus prima del focolaio iniziale di Covid-19”.

Il rapporto rileva che mentre “la maggior parte” degli analisti dell’intelligence concordava sul fatto che il nuovo coronavirus non fosse in alcun modo geneticamente modificato, non potevano esprimere un grado più elevato di fiducia perché “alcune tecniche di ingegneria genetica possono essere difficili da identificare” e perché gli scienziati non non hanno una comprensione completa di come funzionano i coronavirus naturali. Tuttavia, hanno notato che tutte le caratteristiche uniche di SARS-CoV-2 sono state osservate in altri betacoronavirus, che hanno la capacità di ricombinarsi con altri virus in natura e acquisire nuove caratteristiche, come la maggiore trasmissibilità del SARS-CoV-2 che ha rispetto ad altri coronavirus umani.

Quattro elementi della comunità d’intelligence e il National Intelligence Council hanno valutato con “bassa fiducia” che il virus abbia infettato gli esseri umani attraverso l’esposizione naturale facendo il salto da un animale infetto entrato in contatto con l’uomo.

Un grafico incluso nel rapporto espone vari campioni di coronavirus prelevati da animali in tutta l’Asia orientale e descrive quanto assomigliano al SARS-CoV-2. La corrispondenza dell’intero genoma più vicina trovata ad agosto 2021 era in un campione del 2013 prelevato da un pipistrello nella provincia meridionale dello Yunnan in Cina.

Il rapporto rileva che la maggior parte degli analisti ha trovato l’esposizione naturale più plausibile perché è noto che si sono verificati tali trasferimenti di altri coronavirus e per le numerose opportunità in Cina che si verifichi un tale salto, dai cacciatori agli agricoltori e ai commercianti che vendono animali sia vivi che macellati nei mercati di tutto il Paese, come il famoso mercato ittico di Huanan a Wuhan, che gli scienziati cinesi hanno a lungo indicato come il luogo di diffusione del primo focolaio alla fine del 2019.

Un elemento della comunità d’intelligence rimasto anonimo ha valutato con “moderata fiducia” che “la prima infezione umana con SARS-CoV-2 molto probabilmente è stata il risultato di un incidente legato al laboratorio, che includeva sperimentazione, manipolazione di animali o campionamento da parte dell’Istituto di Virologia di Wuhan”.

Sputnik Italia

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