L’emergenza è finita! Anzi, no: «altra dose, altro giro, altro regalo! Affrettatevi!»

L’emergenza è finita, andate in pace. Anzi no, andate a farvi il green pass. A leggere i giornali e ascoltare le trasmissioni tv in questi giorni, c’è da perdere la testa. O forse ad averla persa sono i tanti che dall’alto del loro ruolo (e a volte della loro spocchia) impartiscono lezioni quotidiane, l’una regolarmente in contrasto con l’altra.
Riassumo brevemente le ultime notizie. Prima c’è Silvio Brusaferro, portavoce del Comitato tecnico scientifico, che fa capire come l’immunità di gregge sia una chimera che non si raggiungerà mai, smentendo così di fatto il generalissimo Francesco Paolo Figliuolo, per il quale con il 90% dei vaccinati saremo al sicuro. Poi c’è Fabio Ciciliano, dirigente della Protezione civile e anch’egli con un ruolo di primo piano nel Comitato tecnico scientifico, che in un’intervista al Messaggero spiega come l’emergenza stia per finire e lo stesso Cts si avvicini a concludere il proprio mandato. Ciciliano, medico e dirigente della polizia di Stato, osservando un incremento dei positivi, aggiunge anche di non vedere «elementi di particolare preoccupazione», precisando che lo stato di emergenza potrebbe concludersi a breve, con la rinuncia anche di uno strumento da stato d’allarme come il green pass. Dopo di che arriva Walter Ricciardi, consigliere speciale del ministro della Salute, il quale dice esattamente il contrario, ovvero che la pandemia durerà mesi se non anni. Ma non solo: secondo il super esperto, bisognerà mettere in conto una terza dose a tutti e il green pass dovrà essere concesso solo ai vaccinati, cioè non più a chi si è sottoposto a un tampone molecolare, in modo da isolare chi non si è vaccinato. «Ci vuole un periodo di transizione, ma ci arriveremo», promette minaccioso, non senza aver prima vaticinato un’estensione del certificato verde all’intera Europa: «Noi siamo un modello virtuoso e ora il lasciapassare lo stanno introducendo tutti». Dove l’uomo che sussurra a Speranza abbia visto quei «tutti» copiare ciò che ha adottato l’Italia e che ha fatto sollevare il sopracciglio dei giornali liberal di mezzo mondo non è dato sapere. Tuttavia, non è questo il punto: la questione è che tra chi dovrebbe dettare le regole per uscire dalla pandemia e liberarci da uno strumento come il green pass, che non è sanitario (parole di Andrea Crisanti) ma discriminatorio, le idee sono tante e confuse.

Si va da Pierpaolo Sileri, sottosegretario al ministero della Salute, il quale preannuncia un Natale di libertà, precisando però che la libertà sotto l’albero dovrà essere ripagata dalla rinuncia a liberarci del green pass. Se però il vice Speranza è fiducioso, a spegnere gli entusiasmi ci pensa Fabrizio Pregliasco, il quale per infondere entusiasmo sulla ripresa economica tanto invocata da Draghi, ipotizza un colpo di coda del virus. «La paura è che, anche con un peggioramento delle condizioni meteorologiche, si arrivi a ciò che si vede in Inghilterra», vale a dire a decine di migliaia di casi ogni giorno. Che cosa c’entrino le condizioni meteorologiche, cioè se piove o se fa bello, non è dato sapere, ma il virologo della Statale pare preoccupato dal leggero rialzo dell’Rt nazionale.

Ma come? Non si era detto che la campagna vaccinale andava benissimo? Il governo non perde giorno a magnificare i risultati, sostenendo che il lasciapassare verde ha fatto fare un salto di qualità nel numero di somministrazioni di dosi? A leggere i dati pubblicati sul sito ufficiale, dai 60 anni in su ormai i vaccinati sono il 90%, e ciò significa che i fragili sono stati quasi completamente messi in sicurezza. Per quanto riguarda la fascia dei cinquantenni, manca poco, perché è completamente vaccinato l’83%, a cui si aggiunge un 3,5 per cento che ha ricevuto la prima dose. Latitano un poco i trentenni e i quarantenni, visto che ad aver fatto il pieno di siero sono un po’ meno dell’80% e superano la soglia che all’inizio era ritenuta sufficiente per l’immunità di gregge solo se si sommano le persone che hanno ricevuto una sola dose. Caso a parte sono i ventenni, che fanno meglio delle generazioni precedenti, con un 80% pieno e un 6% in attesa di aggiungersi appena completato il ciclo vaccinale.

Insomma, per farla breve, siamo ad un passo dall’arrivo, ma c’è chi sta spostando il traguardo un po’ più in là, non solo spiegando che due dosi non bastano, ma che l’immunità di gregge è un miraggio.

Il gioco è vecchio come il cucco, è quello delle tre tavolette. Anzi, dei tre green pass, dove a vincere non è mai chi gioca, ma sempre il banco. In questo caso, gli esperti e chi ci governa, tutti quanti specialisti nel cambiare le carte in tavola. Con gli italiani a cascarci.

di Maurizio Belpietro – La Verità

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