Piazze piene, seggi vuoti. Tu mi ricatti? E io non mi presto al tuo gioco con un voto inutile
Amministrative 2021. Crollo affluenza. Il sentiment degli italiani su democrazia, governo e politici. Mentre la gente scende in piazza. Le conseguenze…
Crolla l’affluenza alle amministrative 2021 e a nessuno frega niente (considerate che alle regionali del 2020, durante il primo anno della pandemia, con tutti i pericoli che si correvano, l’affluenza erano cresciuta, vedi tra tutti i dati di Campania e Veneto).
A Bologna, piazza rossa con votanti da numeri bulgari, ieri sera aveva votato il 29% degli aventi diritto, cose mai viste. A fine turno a Milano ha votato il 47,6% dei milanesi, a Napoli il 47,19% degli elettori, a Roma il 48,83%, a Bologna il 51,16% e a Torino 48,06%. I dati più bassi di sempre. Un elettore su due è rimasto a casa.
Per anni nelle tv ci hanno riempito le scatole con l’esplosione della democrazia in Italia perché su internet nasceva la nuova partecipazione alla vita civile. Su quegli stessi social che ti cancellano l’esistenza digitale se sostieni pareri difforme da quelli imposti dagli algoritmi delle web company che distinguono a modo loro cosa siano verità e fake news.
Per come si è avviluppato il rapporto tra media nazionali, così pervasivi e concentrati sulla politica dei palazzi romani, e l’opinione pubblica, ogni volta che in Italia ci si esprime, che il voto sia locale o nazionale, è sempre un giudizio sul governo e sulla politica: su come i decisori, oggi nel governo di Mario Draghi di grandi maggioranze trasversali, amministrano la vita della collettività.
Per il governo il Paese cresce come non mai, il popolo abbraccia le decisioni dei politici, tutto sta andando per il meglio.
Ma il voto è la prova minima dell’esistenza di un regime democratico.
“Quando le persone sono libere di scegliere”, sosteneva Margaret Thatcher, “scelgono la libertà”. Ma se hanno la possibilità di scegliere. E scegliere lo si fa tra opzioni diverse.
Quello degli italiani nel 2021 sembra un giudizio lapidario sulla democrazia, in un momento nel quale le libertà e i diritti vengono limitati in modo sempre più pesante. Le persone non si sentono rappresentate da politici per lo più affaristi che hanno fatto della democrazia carne da macello contro di loro.
Qualche ora prima delle amministrative, a compendio simbolico nella capitale, una delle centinaia di baraccopoli sulle sponde del Tevere è andata a fuoco, portandosi via nelle fiamme quello che nella città eterna chiamano Ponte di ferro. E’ solo il luogo dove dormono senzatetto, immigrati, punkabbestia, nomadi, spacciatori e sbandati vari, una situazione diffusa in tante grandi città dove cresce la povertà, i residenti protestano per anni e gli enti pubblici non riescono, non sanno, non vedono, fanno finta di niente. E’ il grande show dell’amministrazione della vita reale.
Gli italiani sembrano rispondere: tu mi ricatti? E io non gioco più al tuo inutile gioco del voto.
A che serve? Se sui problemi reali non sapete da dove iniziare? E dovrei anche perdere tempo a recarmi al seggio? A garantire uno stipendio a gente senza arte né parte?
“Piazze piene, urne vuote”, disse Pietro Nenni nel 1948, quando socialisti e comunisti, insieme in un’unica lista, presero una sonora batosta. Il motto vale ancora ma alla rovescia e avrà conseguenze sul medio termine.
Oggi la stragrande maggioranza dei partiti stanno insieme al governo mentre nelle piazze ogni giorno c’è una manifestazione che grida libertà, diritti e chiede un futuro inveendo contro i media e i politici.
Non vedete anche voi l’elefante nella stanza?
di Antonio Amorosi – Affari Italiani