Italia: imposizione green pass sul lavoro, il mondo ci guarda e fa il contrario

di Daniele Capezzone

«El País» e Bbc stupiti dal primato di Roma nell’Ue, il «Daily Mail» parla di «misura controversa», il «Wsj» contesta l’imposizione dei farmaci. E intanto crolla il mito francese: retromarcia di Macron sul lasciapassare.

In una discussione pubblica minimamente razionale, se un Paese adottasse una linea in totale controtendenza rispetto al resto del mondo, si tenderebbe – con seria preoccupazione – a parlare di «anomalia». Ma nell’infervorato e sovreccitato unanimismo che accompagna questa gestione emergenziale, il coretto a cappella dei media nazionali racconta invece che l’Italia è «all’avanguardia». Tuttavia, è sufficiente dare uno sguardo alla stampa internazionale per scoprire che siamo noi ad andare contromano.

Il primo a lanciare l’allarme, alla vigilia del Cdm, era stato il corrispondente in Italia dell’agenzia Reuters:«L’Italia rende il Covid pass obbligatorio per tutti i lavoratori […], tra le più stringenti misure anti Covid del mondo. Ed ecco Bloomberg: «L’Italia introduce un obbligo totale di Covid pass». E ancora: «Il governo guidato da Mario Draghi fissa le più dure condizioni vaccinali in Europa». Ancora più esplicito El País: «L’Italia diventa il primo Paese occidentale a imporre la vaccinazione a tutti i lavoratori». E qui non possono esserci equivoci: se l’espressione inglese vaccination requirements usata da Bloomberg può essere tradotta sia – come abbiamo fatto noi alla lettera – come «condizioni vaccinali» sia – cogliendo il senso e forzando un pochino – come «obbligo vaccinale», lo spagnolo imponer non lascia dubbi: vuol proprio dire «imporre» la vaccinazione.

Non basta ancora? Vediamo come mette le cose la Bbc: «L’Italia rende obbligatorio per tutti i lavoratori avere un green pass». E ancora: «Le misure sono le prime per l’Europa e tra le più severe nel mondo». Stessi toni sul Daily Mail: «L’Italia rende i pass vaccinali obbligatori per tutti i lavoratori». Il quotidiano sottolinea anche che la nostra è la «prima grande nazione europea a mettere in atto misure controverse».

Interessante la contraddizione colta dalla testata tedesca Manager Magazin, che soolinea come in Germania la vaccinazione vada a rilento ma non ci sia un giro di vite, mentre in Italia la campagna va bene e ciononostante ci sia una stretta. Pare più che altro una critica alla politica domestica, ma dà anche il senso dell’anomala scelta italiana.

Perfino in Francia, terra dove il green pass è stato varato per la prima volta, Emmanuel Macron (così racconta la versione transalpina dell’Huffington Post) sarebbe «pronto a revocare il pass nei territori dove il virus non circola quasi più».

Varcando l’Oceano, secondo l’americana Cnbc, «l’Italia è divenuta il primo Paese europeo a rendere un certificato Covid obbligatorio per tutti i lavoratori». Ecco il New York Times (da sinistra): «L’Italia estende la richiesta di pass per coprire la maggior parte dei lavoratori pubblici e privati». Ed ecco il Wall Street Journal (più da destra): «L’Italia rende il pass obbligatorio per tutti i lavoratori nel settore privato e pubblico, in una delle più dure misure di promozione del vaccino adottate da qualunque Paese occidentale».

E proprio il Wsj, la scorsa settimana, rispetto alla stretta ipotizzata da Joe Biden sui dipendenti federali, era stato sferzante: «Queste colonne hanno supportato lo sforzo vaccinale fin dall’inizio, ma crediamo anche nella libera scelta e nella persuasione. Gli ordini divisivi di Mr Biden potrebbero irrigidire le resistenze di molti nella destra politica, e certamente costeranno a molte persone il loro posto di lavoro. Sono cose non necessarie e mostrano ancora che il difetto e il punto di caduta delle politiche progressiste è sempre un brutale atto di coercizione politica».

E ieri il primo degli editoriali del Wsj, affidato a Joseph A. Ladapo, docente di Medicina alla Ucla, era significativamente intitolato: «Gli obblighi vaccinali non possono fermare la diffusione del Covid». Primo passaggio decisivo: «L’argomento comune a favore degli obblighi vaccinali è: “Tu non hai diritto di infettarmi”». Però subito dopo l’editorialista del Wsj stronca questo espediente retorico: «Ma i casi sono in parte determinati da diffusioni asintomatiche e presintomatiche, cioè da persone che non sono consapevoli di essere infette». Secondo passaggio ancora più rilevante: «I vaccini riducono ma non impediscono la trasmissione. La protezione dall’infezione decresce nel tempo, più notevolmente dopo tre o quattro mesi». E ancora: «Questo trend è stato esacerbato dalla variante Delta. I dati mostrano che l’efficacia del vaccino come protezione dall’infezione è calata dal 91% al 66% dopo l’emergere della variante Delta, secondo un recente report Cdc. E i dati da Israele mostrano che i tassi di protezione sono scesi a meno del 40% per alcuni pazienti». Conclusione: «Gli obblighi vaccinali non possono far concludere la diffusione del virus nel momento in cui la loro efficacia declina e nuove varianti emergono». E quindi? «L’approccio sensato, basato sui dati disponibili, è di promuovere i vaccini allo scopo di prevenire la forma più grave di malattia. Ma non c’è bisogno di obbligo per questo: gli adulti possono prendere le proprie decisioni. Invece gli obblighi prolungheranno il conflitto politico sul Covid, e sono una strategia via via meno sostenibile per ottenere un obiettivo irraggiungibile».

Insomma, il mondo ci guarda. Ma fa il contrario.

La Verità

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