Smart working e green pass, chi ne ha diritto
1 – Per quanto tempo è ancora possibile lavorare in smart working?
La proroga della fine dello stato di emergenza fissata al 31 dicembre 2021 porta con sé anche la proroga della possibilità dello smart working d’emergenza fino alla stessa data. L’azienda può quindi disporre il lavoro da remoto per tutti i suoi lavoratori senza accordi individuali preventivi, come invece prevede la legge sul lavoro agile, la numero 81 del 2017 che fissa regole, diritti e doveri di azienda e lavoratori.
2 – Lo smart working è obbligatorio?
No. Il lavoro agile regolato dalla legge 81/2017 è sempre volontario ed è frutto di un accordo individuale scritto tra lavoratore ed azienda dove vengono definiti tempi di connessione e disconnessione, strumenti utilizzati, poteri del datore di lavoro, doveri e diritti del lavoratore e le tutele per la sua sicurezza. Ma con lo smart working semplificato (fino al 31 dicembre 2021), l’azienda può decidere di far lavorare da remoto tutti i suoi dipendenti anche senza accordi preventivi. Con turni a rotazione oppure al 100%. Succede in alcune grandi aziende come Enel, Vodafone, Telecom, Bnl, American Express, dove quasi la totalità dei dipendenti lavora ancora da remoto. Nella Pubblica amministrazione la percentuale di lavoro agile è invece scesa dal 50 al 15% del personale.
3 – Quali categorie di lavoratori hanno diritto ad usufruire dello smart working fino al 31 dicembre 2021?
Al di là delle disposizioni delle singole aziende, alcune categorie di lavoratori possono usufruire del lavoro da remoto in versione semplificata fino al 31 dicembre 2021: sono i lavoratori fragili, i lavoratori con figli disabili e coloro che hanno figli sotto i 14 anni.
4 – Chi non ha il green pass può lavorare in smart working?
Il green pass è un certificato che serve per accedere al posto di lavoro non per lavorare. Ma la questione sulla possibilità di lavoro da remoto per chi è sprovvisto della certificazione è dibattuta. Fonti governative spiegano che se per esigenze di ufficio il datore di lavoro chiede al lavoratore di lavorare in smart working, il green pass non è richiesto, «ma l’assenza del certificato non può dare in automatico diritto al lavoro da remoto». Ancora prima dell’entrata in vigore dell’obbligo del green pass dal 15 ottobre, molte aziende private stanno già prevedendo il lavoro in smart working per i dipendenti senza green pass, ma le regole variano da azienda ad azienda. Per i lavoratori del gruppo Transmec di Campogalliano (Modena), ad esempio, la certificazione è già obbligatoria per accedere in azienda, ma in linea generale il dipendente che ne è sprovvisto può lavorare in smart working. Se però il datore di lavoro richiede la sua presenza in sede, senza green pass scatta la sospensione o l’aspettativa.
5 – Cosa succede per i lavoratori della Pubblica amministrazione?
Il ministro della PA Renato Brunetta ha rinviato ai prossimi giorni la predisposizione con il ministro della Salute «di linee guida per accompagnare nel settore pubblico il passaggio dei controlli e della presenza». Non è ancora chiaro quindi se i dipendenti pubblici senza green pass possano usufruire dello smart working. Ma è improbabile che la mancanza del certificato dia loro questo diritto.
6 – Lo smart working continuerà nel 2022?
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha chiarito: «Lo smart working post pandemia sarà regolato prima della scadenza della deroga da un eventuale intervento normativo o da un accordo quadro tra le parti sociali, soluzione che io auspico». Nella Pa, il ministro Brunetta ha già annunciato una quota massima del 15%. Intanto, due giorni fa è stata presentata ai sindacati la prima bozza del piano sul lavoro agile nella Pa: andranno indicati i giorni di lavoro in sede e fuori, i tempi di riposo, le fasce di operabilità, contattabilità e inoperabilità, le modalità di esercizio del potere di controllo del datori di lavoro.
Corriere della Sera