Caccia al «fascista»: l’evergreen della sinistra «stalinista». Durigon si dimette da sottosegretario

Il sottosegretario della Lega all’Economia, Claudio Durigon ha incontrato il segretario del suo partito Matteo Salvini e si è dimesso. “Ho deciso di dimettermi dal mio incarico di governo che ho sempre svolto con massimo impegno, orgoglio e serietà”. Lo annuncia il sottosegretario leghista all’Economia, Claudio Durigon in una lunga lettera diffusa dal suo partito.

Una decisione presa, aggiunge, “per uscire da una polemica che sta portando a calpestare tutti i valori in cui credo, a svilire e denigrare la mia memoria affettiva, a snaturare il ricordo di ciò che fecero i miei familiari proprio secondo quello spirito di comunità di cui oggi si avverte un rinnovato bisogno”.

“Un processo di comunicazione si valuta non in base alle intenzioni di chi comunica, ma al risultato ottenuto su chi riceve il messaggio: è chiaro che, nella mia proposta toponomastica sul parco comunale di Latina, pur in assoluta buona fede, ho commesso degli errori.

Di questo mi dispiaccio e, pronto a pagarne il prezzo, soprattutto mi scuso. Mi dispiace che mi sia stata attribuita un’identità “fascista”, nella quale non mi riconosco in alcun modo. Non sono, e non sono mai stato, fascista. E, più in generale, sono e sarò sempre contro ogni dittatura e ogni ideologia totalitaria, di destra o di sinistra: sono cresciuto in una famiglia che aveva come bussola i valori cristiani.” , si legge nel sito dell’ Ansa.

In Italia basta citare il cognome Mussolini e succede il finimondo. Sì può citare Fidel Castro, Che Guevara, Mao Zedong e tutti i dittatori comunisti. Anzi, per qualcuno, è perfino un onore ostentare magliette con l’effige di chi organizzò campi «rieducativi» per dissidenti, uomini di chiesa e gay.

Si vieta l’accesso nei luoghi pubblici a chi è sprovvisto di un pass che nulla ha che vedere con l’aspetto sanitario, discriminando chi ha dubbi su un farmaco genico sperimentale, ma i «fascisti» sono, e saranno sempre, coloro che non si allineano al pensiero, e al volere, dei «democratici» di sinistra.

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