Covid-19

Gli anticorpi anti-SARS-CoV-2 riconoscono sia il ceppo di Wuhan che le varianti Delta. Un potenziale rischio per la vaccinazione di massa?

Punti salienti

  • Gli anticorpi che aumentano l’infezione sono stati rilevati nel Covid-19 sintomatico.
  • Il potenziamento dipendente dall’anticorpo (ADE) è un potenziale problema per i vaccini.
  • Gli anticorpi potenzianti riconoscono sia il ceppo Wuhan che le varianti delta.
  • L’ADE delle varianti delta è un potenziale rischio per i vaccini attuali.
  • Sono suggerite formulazioni di vaccini prive di epitopo ADE.

In sintesi

Il potenziamento dell’infezione dipendente dall’anticorpo (ADE) è un notevole problema per la sicurezza delle strategie vaccinali. Poiché la pandemia di Covid-19 è ora dominata dalle varianti Delta, abbiamo analizzato l’interazione degli anticorpi diretti contro il dominio N-terminale (NTD) della proteina spike di SARS-CoV-2  di queste varianti. Da uno studio è scaturito che gli anticorpi potenzianti hanno una maggiore affinità per le varianti Delta rispetto ai NTD del ceppo originale cinese di Wuhan. Gli anticorpi potenzianti rinforzano il legame della spike alla membrana della cellula ospite.

Inostri dati suggeriscono che l’equilibrio tra gli anticorpi neutralizzanti e quelli facilitanti negli individui vaccinati è a favore della neutralizzazione per il ceppo Wuhan originale. Tuttavia, nel caso della variante Delta, gli anticorpi neutralizzanti hanno un’affinità ridotta per la proteina spike, mentre gli anticorpi facilitatori mostrano un’affinità sorprendentemente aumentata. Pertanto, l’ADE può essere una preoccupazione per le persone che ricevono vaccini basati sulla sequenza di picco del ceppo di Wuhan originale (mRNA o vettori virali). Ciò considerato, dovrebbero essere presi in considerazione vaccini di seconda generazione con formulazioni di proteine spike prive di epitopi correlati all’ADE strutturalmente conservati, rende noto ScienceDirect.

«Purtroppo questi “vaccini” di seconda generazione non esistono e si continua a inoculare quelli del generale Figliuolo», dichiara il prof. Paolo Bellavite, specializzato in Ematologia, con un Master in Biotecnologie alla Cranfield University (UK).

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