Politica

Palamara si candida alle suppletive della Camera con un suo simbolo

Luca Palamara si candida alle elezioni suppletive della Camera nel collegio di Roma Primavalle. Lo ha annunciato l’ex pm in una conferenza stampa nella sede del Partito Radicale.
«Senza coinvolgere gli altri ma come cittadino libero decido di candidarmi per dare più forza al mio racconto, per raccontare di più come hanno funzionato i meccanismi interni alla magistratura, per incoraggiare un cambiamento reale e dare più forza alla battaglia del referendum che oggi firmo con l’eccezione di quello della responsabilità diretta del magistrato perché il mio racconto è per i magistrati non contro», ha spiegato.

Palamara ha presentato il suo simbolo (fondo bianco con simbolo della giustizia grigio e un cancelletto con i colori della bandiera italiana e la scritta Palamara): «Presento il mio simbolo come cittadino parlando e rappresentando le istanze del popolo e dei cittadini e confrontandomi con un territorio, quello di Roma Primavalle, che rievoca i miei primi passi di giovane ragazzo a livello sportivo e ripartire dal basso per rispondere alle istanze della collettività».
«Non mi piace essere definito un ex – ha sottolineato Palamara – sono un cittadino che vuole esprimere le proprie opinioni. Non ho preclusioni verso nessuno, né per la destra né per la sinistra.

La mia priorità è sposare le istanze di un territorio periferico caratterizzato da numerose problematiche anche sul versante giustizia. Mi rivolgo a tutti coloro i quali in maniera per me inaspettata mi fermano per strada mi chiedono di raccontare come ha funzionato. Chiunque ritenga di dover usare il mio apporto e contributo sappia che sono presente».
«Questa mattina [ieri ndr] – ha raccontato Palamara – ho riposto la mia toga nell’armadio, con la certezza di poterla reindossare all’esito di un percorso che sarà lungo ma sono convinto ristabilirà la verità. Tutte le sentenze si rispettano e io ho assoluto rispetto anche dell’ultima sentenza delle sezioni unite civili della Cassazione ma le sentenze possono non condividersi e io non la condivido perché si tratta di una decisione ingiusta. Mi ha colpito il tempismo perfetto, è arrivata la sera stessa in cui la sezione disciplinare del Csm sconfessava in maniera fragorosa l’attività del Pg della Cassazione e del Pg di Milano. Poi mi sono immedesimato nella difficoltà che hanno avuto nel motivare questa sentenza: 187 pagine per affrontare una cena del 9 maggio 2019 dove si parlava dell’imminente nomina del procuratore di Roma».

Askanews

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