Arriva il green pass, caos sui controlli
Vita dura per chi non sarà in possesso del green pass. A meno di non volersi ogni volta sottoporre a un tampone. Da domani il lasciapassare vaccinale servirà obbligatoriamente per l’accesso ai luoghi di ristorazione al chiuso, ai cinema, ai teatri, nelle palestre, nei musei, negli stadi e per prendere visione di eventi sportivi o concerti. In pratica si potrà entrare senza solo nei supermercati, in farmacia, nei negozi e se si vogliono utilizzare i mezzi di trasporto, sottolinea Il Tempo.
Coloro che non vogliono sottoporsi alla sperimentazione del farmaco genico sperimentale, anti Covid, sono scesi in piazza nei giorni scorsi in varie città italiane, a finire con le rimostranze, seppure composte, di alcune categorie produttive come i ristoratori o i gestori delle palestre. Entrambi i settori, infatti, sono stati già vessati da regole e provvedimenti che hanno reso difficile il lavoro negli ultimi mesi.
Dalla Confesercenti – continua Il Tempo – si è parlato di un provvedimento che rischia di essere «ingiustamente punitivo per le imprese, che non solo devono sostenere l’onere organizzativo ed economico del controllo, ma anche assumersi responsabilità legali che non competono loro». Secondo l’associazione «la collaborazione delle imprese non può diventare un’assunzione eccessiva di responsabilità o un caos organizzativo, anche in considerazione del fatto che il green pass è comunque una forte limitazione dell’attività economica. La Confesercenti bolla come «incongruenze incomprensibili» l’estensione dell’obbligo anche alle fiere e alle sagre all’aperto «che appare immotivata, visto che notoriamente il pericolo di contagio all’aria aperta è minore» e la chiusura delle discoteche.
Posizioni analoghe dalla Fipe Confcommercio che parla di possibile caos organizzativo soprattutto perché è passato poco tempo dall’adozione del provvedimento all’effettiva entrata in vigore dello stesso. Confartigianato chiede invece che siano individuate bene le responsabilità dei controlli sottolineando come «non debba essere addossata per esempio sul titolare dell’attività di somministrazione la responsabilità di false generalità dichiarate dal cliente». E il tema dei controlli non è per niente da sottovalutare. Nonostante, infatti, le multe salate previste per chi non rispetterà le norme (dai 400 ai 1.000 euro), sia a carico dei cittadini, sia delle strutture che dovrebbero essere incaricate di effettuare i controlli, potrebbe essere non del tutto evidente che le dovute verifiche vengano effettivamente svolte da chi di dovere.
Articolo originale su Il Tempo